mercoledì 5 agosto 2015

Il paese fantasma, Rovaiolo Vecchio

Rovaiolo Vecchio - il paese fantasma in Oltrepò - sentieri ed escursioni






Indicazioni: dal Brallo si scende verso Ponte Organasco, qualche km prima dello stesso si trova una strada sterrata sulla destra con un albero con segnale CAI125.
Si può proseguire con un 4x4 oppure a piedi, fino al ponte (5 min).
Si risale per 15 minuti e si raggiunge il borgo fantasma. 
Nonostante gli anni, l'incuria e diversi saccheggi, case, stalle e recinti sono così come erano quasi 50 anni fa, quando Rovaiolo Vecchio, frazione del Comune di Brallo di Pregola, estremità sud della Provincia di Pavia, venne abbandonato dai suoi abitanti per paura di una frana che minacciava di staccarsi dal monte Lésima. La frana, però, non cadde e quel villaggio contadino, abbandonato in fretta e furia, si è trasformato in un vero e proprio borgo fantasma. Le case sono pressoché intatte. Sia fuori,che dentro, tanto che il sindaco, Bruno Tagliani, parla di un vero e proprio «museo a cielo aperto».


LA FUGA - Nel 1960 la Prefettura, dopo avere registrato alcuni movimenti sospetti della montagna, diede l'ordine di sgombero. I contadini non si fecero pregare e nel giro di poche ore, incentivati anche da sostanziosi aiuti pubblici, si trasferirono a Rovaiolo Nuova, sull'altra sponda del fiume Avegnone, uno degli affluenti del Trebbia. Ironia della sorte, un frana cadde proprio lì. Ma non fece danni, e siccome tutti gli sfollati avevano trovato una sistemazione, nessuno tornò nella parte vecchia.
TUTTO COM'ERA - Oggi Rovaiolo Vecchio conta una mezza dozzina di case in pietra arroccate a 500 metri sul livello del mare. Ci sono anche un vecchio forno, una fontana con abbeveratoio, una recinto per i maiali e le stalle. «Sono un'eccezionale testimonianza di architettura spontanea del mondo rurale – prosegue il sindaco, presidente anche della Comunità montana – ed è ancora più eccezionale averle qua, sotto i nostri occhi, intere e tangibili». Peccato però che anno dopo anno il degrado e l'umidità si stiano mangiando quel che resta dei vecchi solai in legno. Al netto di ragnatele, detriti e ruberie, entrando negli alloggi si ha comunque la sensazione che l'inquilino sia ancora lì: su tavoli ci sono posate, pentole e piatti. E poi scarpe, setacci e corde abbandonate per terra.

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